Monterano anche se non propriamente situata sul lago, si trova nelle immediate vicinanze ed è talmente affascinante che va segnalata per una visita. Si tratta di una città fantasma situata nella provincia di Roma. Arroccata su di un’altura di tufo è parte della Riserva naturale regionale Monterano.
Le rovine dell’antico borgo di suggestiva bellezza, e la vicinanza con Roma, sono state utilizzate come set per molti film. Alla base della collina si trovano le solfatare, seguite poco oltre dalla cascata della Diosilla. Il territorio circostante è ricco di acque termali di sorgenti, di cui sono famose le terme di Stigliano, attrezzate per il turismo che ne apprezza le proprietà, e che sono a circa 3 km.
Posto nel territorio di Manziana e di Canale Monterano, il luogo era consacrato dagli Etruschi al dio dell’oltretomba Manth da cui il nome di Silva Mantiana, un’ area a boschi che coprivano le colline del Lago di Bracciano.
L’associazione tra il bosco ed il dio degli Inferi Manth deriva forse dalla foresta tetra e oscura e dalle polle di acqua sulfurea, che si pensava emanassero dal mondo sotterraneo dell’aldilà. Monterano fu un villaggio del bronzo, di cui abbiamo materiali archeologici riferibili alla fase del Bronzo finale (sec. XI a.C.). Dal VII secolo a.C. qui era stanziato un centro etrusco di cui sono state rinvenute numerose tombe. Dopo la conquista di Veio (396 a.C.) cadde sotto il controllo di Roma di cui restano tracce di un mausoleo a valle dell’abitato e le sepolture ad arcosolio scavate nella parete tufacea che dimostrano come Monterano restò in auge come un piccolo borgo per tutta l’età romana. Numerose erano le ville diffuse nelle campagne circostanti
Tra il VI e la prima metà del VII sec. d.C. la sede vescovile della vicina Forum Clodii fu trasferita a Monterano: la diocesi comprendente le terre tra il Lago di Bracciano e i monti della Tolfa mutò così il nome da diocesi di Forum Clodii in diocesi di Monterano. Dal 590 circa Monterano fu incluso nel Ducato romano sotto amministrazione dell’Impero bizantino. Dal 752 Monterano entrò nel Patrimonio di S. Pietro, come primo nucleo dello Stato Pontificio. La diocesi è documentata fino al X secolo ed in seguito fu annessa a quella di Sutri. Nell’XI secolo il feudo divenne proprietà dell’abbazia di San Paolo in Roma, che come in tutte le proprietà controllate, costruì nel borgo una torre quadrangolare le cui strutture furono poi inglobate nel palazzo ducale. L’abitato divenne feudo degli Anguillara nel XIV secolo, quindi ducato in mano a famiglie vicine al Papato che si succedettero nel tempo, tra cui i Colonna (dal 1424) e i Della Rovere. Il 3 luglio 1487 Bartolomeo Della Rovere vendette Monterano (assieme a Cerveteri) a Franceschetto Cybo. Nel settembre del 1492 Gentile Virginio Orsini, già proprietario del Castello di Bracciano, acquistò da Franceschetto Cybo il Castello di Monterano e i suoi terreni e li concesse al figlio Carlo Orsini.
Monterano nel ‘700 era legata allo sfruttamento delle miniere di zolfo intorno all’abitato;
Nell’ottobre del 1671 il feudo entrò nelle proprietà della famiglia Altieri (papa Clemente X) che intraprese lavori di abbellimento e miglioramento della qualità di vita dei suoi abitanti: la realizzazione del maestoso acquedotto a due ordini di arcate nel tratto terminale e l’edificazione della chiesa di San Bonaventura, con annesso convento.
Nei secoli successivi gli Altieri trascurarono il feudo di Monterano, e favorendo un graduale spopolamento del borgo, anche per via della malaria che aveva colpito il borgo.
Quando nel 1798 le truppe francesi entrarono a Roma per porre fine al potere temporale del papa e instaurare la Repubblica romana, gli abitanti di Monterano e quelli di Tolfa litifarono a causa di un carico di grano. Il pretesto fu usato dalle truppe francesi per attaccare e saccheggiare il paese; I pochi abitanti rimasti furono abbandonarono il sito e si rifugiarono nei centri vicini tra cui Canale, che si sviluppò come abitato di Canale Monterano.
Pur essendo disabitata, dal 1966 Monterano è nominalmente una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica, con il doppio titolo di Monterano/Forum Clodii.
Una campagna di restauri è stata promossa dal comune di Canale Monterano a partire dal 1995.
Dal 1799 gli edifici di Monterano giacciono in uno stato di rovina che conferisce al luogo un grande fascino:
L’acquedotto, recentemente restaurato dalla Provincia di Roma, struttura a doppie arcate ancora in ottimo stato di conservazione.
Il circuito murario. Ad est era la porta Romana, oggi poco visibile, che costituiva la via più rapida per entrare nell’abitato per chi proveniva dalla via Clodia e dunque da Roma; era protetta dalla mole del castello.
La cattedrale di Santa Maria Assunta, sembra fondata nel XII sec.
Il palazzo ducale o castello Orsini-Altieri è l’edificio più imponente del borgo, eretto in posizione dominante nella parte settentrionale dell’abitato.
La chiesa di San Rocco, affacciata su piazza Lunga e adiacente al palazzo ducale, risale verosimilmente al XV sec. L’interno a navata unica conserva l’abside con l’altare. Ai fianchi della navata si aprono due piccole cappelle.
La chiesa di San Bonaventura con l’annesso convento furono costruiti tra il 1677 ed il 1679 su impulso della famiglia Altieri e affidati inizialmente agli Agostiniani Scalzi, poi a preti secolari e dal 1719 agli eremiti servi di Maria di Monte Senario. L’elegante architettura fu progettata da Gian Lorenzo Bernini e innalzata al di fuori del borgo, in asse con la porta di San Bonaventura. La chiesa è a navata unica con due cappelle laterali, con cupola estradossata (non conservata) munita di lanterna. La facciata era inquadrata da due campanili. Alle spalle si apriva un grande chiostro a tre lati su cui affacciavano le celle del convento, opera di Mattia de Rossi su progetto del Bernini. Nello spazio antistante la facciata il piazzale è abbellito da una fontana ottagonale. Una rappresentazione della chiesa è in un dipinto del 1781 di G. Barbieri nel palazzo Altieri di Oriolo Romano.
Il cavone è una tagliata viaria etrusca scavata a mezzacosta lungo le pendici meridionali della collina, attualmente non percorribile a causa della caduta di massi dall’alto;